giovedì 28 maggio 2015

La voce del Paròn, nella notte del trionfo granata


Le parole del Paròn riecheggiano limpide nel silenzio del PalaPlip. Eppure abbiamo appena assistito ad una delle partite più tese mai viste al Taliercio. Esacerbata, esasperata, esagerata. Sembra invece tutto così lontano e attutito, adesso. È possibile sentire ogni stilla di emozione che si sedimenta. La voce di Zorzi ci culla e ci insegna.

«Allora, coach, cosa ci dice di stasera?»
«Che son felice, fioi». 
E il sorriso è largo così.

Nel parterre del Taliercio a fargli da scudo c'era il grande John Pujatti. Attorno a loro il sempre compatto manipolo delle glorie granata, da Vianello a Ferro, da Lessana a Silvestrin. C'era persino il grande Elvione Pierich, con la sua criniera canuta, vecchio leone simbolo della Reyer che non si arrende mai. Proprio come ieri sera.

Seduti a tavola, il “nostro” Tonino ci tiene a sottolineare l’avvio di partita di Benjamin Ortner. La roccia austriaca su cui si sono infranti i muscoli d’ebano canturini nel primo tempo. Senza il suo apporto Cantù forse avrebbe spento ogni ardore e non ci sarebbe stato spazio per la successiva rimonta.

Il contrasto è forte. Ogni gesto adesso è misurato e possiamo riconoscere ogni singolo suono. Poco prima era impossibile distinguere qualsiasi cosa ed eravamo immersi in un unico assordante rumore. Il delizioso Blanc de Blancs di John in questo momento sembra il nettare di un altro pianeta. Tanto brillante all'occhio e pulito al palato, da non sembrare reale.

La notte scivola via negli inevitabili excursus della memoria. Il nocchiero del tempo è sempre lui, il Paròn. Non sappiamo come, ma finiamo per ascoltare la storia bella e triste di Manuel Raga, il messicano volante della grande Ignis. Poi si passa a parlare di eleganza e quindi di Steve Hawes, dei suoi movimenti deliziosi e di quel passo e tiro spiegato agli arbitri italiani, che finalmente ne compresero il significato tecnico.

Non può mancare l'episodio del tabellone distrutto da Carraro durante il riscaldamento e rimesso a posto in tempo di record da Scarpa, il mitologico custode della Misericordia. E poi le scorribande di mercato insieme a Lelli, su e giù per la penisola con una preferenza per le sortite oltre il Tagliamento a pescare talenti, fino in riva all'Isonzo.

Come quella volta per Pierich, che Zorzi voleva a tutti i costi e Lelli portò a casa senza scucire una lira. Elvio, proprio lui, “l'unico in grado di difendere su Chuck Jura”. Zorzi dixit. Il grande Elvio, capace di piangersi nella barba, a dirotto come un bimbo, dopo una sconfitta perché la squadra non aveva dato tutto. E viene da pensare al nostro Tomas Ress, che con la schiena a pezzi tutto ha dato, ai suoi sette minuti e i dieci punti di gloria, con cui ha distillato l'acquavite del basket che ha fatto impazzire il popolo granata.

Tutto appare più chiaro e normale adesso. Il grande John si porta via Tonino per scortarlo nella sua Gorizia. Rimane il tempo per un'ultima istantanea.

“Brutti, sporchi e vincenti”


 Almeno per stasera.

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