Milano-Venezia
è una storia che inizia da lontano. Una storia con tante storie dentro. Si
potrebbe iniziare solo ricordando che la pallacanestro italiana ha mosso i suoi
primi passi lungo l’asse del Nord che da Trieste, passava per la laguna,
toccando Bologna e arrivando a nel capoluogo lombardo, tra gli anni Trenta e
Quaranta.
E
dire che le fortune dell’Olimpia Milano iniziano proprio grazie a due di queste
città. In primis Trieste dalla quale nel secondo dopoguerra arriva Cesare
Rubini, creando una vera e propria enclave
triestina nel cuore di Milano, portando con sé i migliori talenti fisici della
Venezia Giulia. E poi c’è Venezia, o meglio la
Reyer. O meglio ancora, tutte e due, dato
che allora il legame era davvero inscindibile.
Dalla
società lagunare arriva il primo eroe dell’epopea biancorossa: Sergio
Stefanini. È grazie a lui, campione già affermato e conosciuto in tutta Europa,
che nei primi anni Cinquanta fiorisce il mito delle Scarpette Rosse. L’unico
giocatore in grado di spostare gli equilibri nella pallacanestro dell’epoca trascina
Milano alla conquista di cinque scudetti consecutivi. Record eguagliato proprio
lo scorso anno dalla Mens Sana, che nelle prossime settimane lancerà l’assalto allo
storico sesto titolo. Un traguardo che Milano, a maggior ragione, cercherà in
tutti i modi di negare ai senesi.
Dieci
anni dopo toccherà ad un altro campione tutto reyerino firmare l’impresa forse più
importante nella storia dell’Olimpia. Con i suoi 40 punti al Real Madrid e i 21 in finale contro lo Sparta
Praga, Nane Vianello, sotto la supervisione di Bill Bradley, alza la prima
Coppa dei Campioni della storia dell’Olimpia. La prima sotto i canestri
italiani.
C’è
molta Reyer nella storia e nei successi dell’Olimpia. La classifica di questi
giorni si diverte a ribaltare questo paradosso con un altro altrettanto
sorprendente, ovvero la Reyer
avanti di due punti in graduatoria. Ci vorrà del tempo per capire come tutto
questo sia potuto accadere. Come sia stato possibile che la Reyer tornasse a Milano, permettendosi di guardare l’Olimpia dal Duomo in giù.
Nella foto in alto, Sergio Stefanini in azione con la maglia della Borletti
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