Tiri liberi
Venezia, la Reyer e gli scudetti della pallacanestro, tra Guerra e Resistenza
Gli anni Trenta e Quaranta sono forse l'epoca più drammatica, impegnativa e interessante della storia dello sport. A renderla unica sono le tante vicende, più o meno conosciute, di resistenza o non adesione ai totalitarismi e ai nazionalismi che imperavano in quegli anni. Quella di Matthias Sindelar, il Mozart del pallone, che rifiutò di far parte della nazionale tedesca dopo l'annessione della sua Austria alla Germania. Quella di Jesse Owens, alle Olimpiadi di Berlino, quando trionfò davanti allo sguardo impietrito di Hitler. Quella di Ferdinando Valletti, calciatore operaio del Milan, catturato dalle SS tedesche e deportato dopo aver aderito ad uno sciopero dell'Alfa Romeo nel 1944. Quella di Arpad Weisz, morto ad Auschwitz dopo aver vinto tre scudetti con il Bologna e l'Inter.
È una storia mai raccontata prima d’ora, quella della
Reyer due volte campione d’Italia. È una memoria ritrovata che svela l’inconsapevole coraggio di
una squadra che contribuisce a chiudere un’epoca e ad aprirne una nuova nel segno
dello sport.
L'autore
Alessandro Tomasutti, esperto di comunicazione istituzionale, per più di dieci anni è stato telecronista della Reyer Venezia, prima per la squadra femminile e dal 2006 al 2014 anche per quella maschile. Si occupa di comunicazione e programmi europei di sviluppo. Nell'ambito dello sportswear ha lavorato per i marchi Diadora e Invicta. E' ideatore e redattore del blog canestridistrada.com.
Si professa devoto alla sacra triade Dalipagic-Delibasic-Maravich.
Si professa devoto alla sacra triade Dalipagic-Delibasic-Maravich.
Non ho trovato notizie sulla palestra della Misericordia. Dove giocava la Canon B
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